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Intervista a Gualtiero Gualtieri

Nome: Gualtiero
Cognome: Gualtieri
Ultimo lavoro: Era come vestire l’acqua

Ciao Gualtiero, benvenuto nel salotto di VareseNoir e grazie per avermi regalato questa chiacchierata. Comincia tu, okay? Descriviti pure come preferisci.

Sono uno che, visto da lontano, fa buona impressione. Da vicino, meno. Cerco di starmene un po’ lontano, anche se son sempre vicino a chi si sente lontano (allontanato, disabilitato, disoccupato, dismesso, emarginato, rifiutato, rifugiato…).

Ti va di raccontarci il tuo ultimo lavoro?

Oh, sì, questo nuovo libro (Era come vestire l’acqua, n.d.r.) raccoglie racconti raccontati alla “Radio Svizzera”. Per pubblicarli ho dovuto riscriverli quasi interamente, impresa che mi è costata quattro anni di tempo libero. Se hai quattro anni di tempo libero ti dico il resto…

Quando hai iniziato a scrivere, sapevi già che – prima o poi – ti saresti imbattuto in un libro come questo?

No. Ho iniziato a scrivere alle elementari e allora volevo scrivere un romanzo come Moby Dick. Infatti avevo cominciato a trascriverlo. Poi col tempo ho pian piano ridotto le ambizioni e il numero di pagine. Ora da anni scrivo racconti. Limandoli per renderli sempre più brevi. L’ambizione sarebbe di arrivare a scrivere un racconto di una sola riga.

Hai mai ballato sotto la pioggia?

Sempre. Anche ora. Sono cambiati i tempi però. E quindi i ritmi.

Esiste un libro che avresti voluto scrivere tu?

Se avessi fatto questa domanda a Dumas père, forse ti avrebbe risposto: “I miei libri!”, dato che, avendo un esercito di “negri” che scriveva per lui, avrebbe potuto desiderare di aver scritto davvero un suo libro, anche se si vantava dicendo “Non ho letto tutti i libri che ho scritto”. Invece, poiché la domanda è rivolta a me, non potendo citare Continua a leggere

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