Intervista a Omar Gatti

Nome: Omar
Cognome: Gatti
www.noiritaliano.wordpress.com

Hai carta bianca: descriviti come preferisci.

Mi chiamo Omar, sono dell’85 e amo leggere e scrivere. Non potrei mai stare senza la corsa, la mia Vespa PK, le montagne e i miei vinili.

Ti va di raccontarci il tuo ultimo progetto?

A febbraio di quest’anno ho fatto partire un blog che racconta una mia grande passione: il noir, quello scritto da italiani e ambientato in Italia. Si chiama Noir Italiano (che fantasia…). Ho scoperto un mondo di autori, editori e appassionati che non conoscevo e devo dire che le cose vanno a gonfie vele, anche se il lavoro è tanto e starci dietro è diventata un’impresa.

Quando hai iniziato a scrivere, sapevi già che – prima o poi – ti saresti imbattuto in un blog come questo?

Quando ho cominciato speravo in qualcosa come 10 visite al giorno. Per me sarebbe già stato tanto. E chi doveva venire a leggere le cose scritte dal primo pirla che passava per strada? Oggi viaggio sulla media di 300 contatti al giorno. Anche di più se l’autore interessato scrive un post sulla sua pagina facebook. La capacità virale della rete è impressionante! A volte arrivano lettori che sono amici, di amici, di amici degli autori.

Hai mai ballato sotto la pioggia?

No, però ho camminato per giorni, sul cammino di Santiago, sotto la pioggia. Solo mantella e k-way. Credo sia stata la primavera portoghese più piovosa della storia. Arrivare all’ostello e fare la doccia era una benedizione.

Esiste un libro che avresti voluto scrivere tu?

Siddharta di Hermann Hesse.

La tua canzone preferita è…?

Amico di Renato Zero. I miei amici sanno perché…

Che rapporto hai con la televisione?

Di reciproca indifferenza. Io non la guardo mai e lei non mi tiene il broncio né mi chiede il perché.

E con il cinema?

Mi piace, anche se il cinema inteso come il multisala è diventato troppo costoso per le mie finanze. Però un bel film in streaming, condiviso con la mia ragazza, è ben accetto.

Hai mai parlato al telefono per più di due ore?

Al telefono vero e proprio no. Però quando sono stato un mese in trasferta in Turchia, le chiamate via Skype con la mia ragazza duravano parecchio.

Ti piacciono i proverbi? Ne usi uno più spesso?

Credo molto nella saggezza popolare brianzola. Due sono i miei preferiti. “I miracoli li fanno i santi e le donne senza mutande” (non c’è la rima perché è la traduzione in italiano) e “Chi si somiglia si piglia”. Mio nonno, da buon brianzolo, diceva anche “Di meno di quello che sai e fa vedere meno di quello che hai”

Hai tre righe per dire quello che vuoi a chi vuoi tu. Ti va di usarle?

Ciao Elena, stavo pensando che mi piace come stiamo organizzando il matrimonio. Anche se non te lo dico mai e faccio il rompiscatole. Sai che mi piace stuzzicarti. Sei brava in queste cose e in tante altre, altrimenti mica ti sposerei, no?

Ti sei mai rapato i capelli a zero?

E’ la mia capigliatura ufficiale da tre mesi a questa parte.

Quando scrivi, hai un lettore di riferimento oppure scrivi solo per te stesso?

Scrivo perché ne sento il bisogno. Non pretendo d’insegnare niente a nessuno.

Tra due ore si parte per un viaggio su Marte: scegli tre oggetti da portare con te e un aggettivo per descrivere l’umanità ai marziani.

Niente. Andrei dai marziani a dire: “Ma siete proprio proprio sicuri di volerci invadere? Ma davvero? No, perché non avete niente da guadagnarci”.

La cosa che più ti annoia, quella che più ti diverte e quella che più non sopporti.

Annoia: la televisione. Che mi diverte: andare in giro in Vespa quando alla mattina presto quando le strade sono libere. Non sopporto chi mi dice “vai bene te, và! Non sai quanti pensieri che ho io!”. Primo, che ne sai tu dei miei problemi, secondo, mica è colpa mia se tu hai i pensieri! Odio quando me lo dicono. Il mio collega napoletano ha una massima: “Chi si lamenta, sta bene”, ed è vero. Chi sta davvero male, si adopera per migliorare la sua situazione. Chi si lamenta e basta è perché, sotto sotto, gli va bene così.

Stai già lavorando al tuo prossimo libro? Se sì, ci regali un’anticipazione?

Non so, sto accarezzando l’ipotesi di dedicarmi anima e corpo a Noir Italiano.

Prima di salutarci, l’ultima domanda è tua. Chiediti quello che vuoi, ma ricorda anche di risponderti.

Cosa farai da grande, Omar?

Non lo so, ma quello che viene sarà ben accetto. Cuor contento, Dio l’aiuta.

4 commenti

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4 risposte a “Intervista a Omar Gatti

  1. Freddie Carnera.

    Per tornare ai proverbi.
    “I miracoli li fanno le donne senza mutande”.
    Non ci sono santi.

  2. ciao Omar, il tuo collega napoletano ha ragione!

  3. Martina Ammodo.

    Scusate se mi intrometto.
    Ma oggi il miracolo è trovare una donna con le mutande.

  4. Pingback: REQUIEM PER LA LIGERA di Omar Gatti | VareseNoir

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