DOPPIO MARLOWE di Frank Spada

Di Frank Spada si conosce poco, ma questo poco è abbastanza. È un poco che racconta molto, infatti, un poco che dimostra quanti bravi scrittori ci siano in Italia nonostante uno pseudonimo ne celi la vera identità. Perché Frank Spada è italiano, desidero ribadirlo, ma si è cucito addosso un nom de plume di quelli che – di certo – sono in grado di lasciare il segno.

«Doppio Marlowe» (Robin edizioni, pagg.192, euro 13,00) è il terzo lavoro in noir dell’autore di Udine che, dopo «Marlowe ti amo» e «Dimmi chi sei, Marlowe» torna a far muovere il suo eroe di carta e inchiostro in quegli anni cinquanta che profumano di America e di guai lontano un miglio.

Servono un paio di pagine per riuscire a guardare con gli occhi del detective di Spada e per sentire con le sue orecchie, questo va detto, perché la scrittura che ci coinvolge è tanto particolare quanto elegante e valida; sono due pagine che passano in fretta, comunque, come i giri a vuoto di un LP che fruscia di polvere e di magia sotto il graffio vitale della puntina. In attesa che la musica inizi a trascinarci con sé.

Frank Spada ci fa suonare, insomma, per renderci parte integrante della storia che ha deciso di raccontarci, come attori e comparse di un film di tanti anni fa, mentre una dark lady ci strizza l’occhio e una nave salpa. E mentre i complotti, che ci animano insieme al jazz più raffinato, ci costringono a slacciare la cravatta e qualche bottone prima di buttar giù un bourbon di quelli davvero tosti.

Tosti come Frank Spada, ovviamente.

Il romanzo in breve

Il tempo che non muore è quello che ritorna? Pare di sì, se Marlowe questa volta indaga il mistero del passato racchiuso in una busta, dopo aver presenziato al funerale di un suo amico, il poliziotto Neffie O’Dougharty, morto per un incidente casuale quanto la fortuna che ruota attorno ad un tesoro e che il detective scoprirà per salvare la sua vita.

California e dintorni, come sempre in compagnia della sua Olds, del “compare” appiccicato addosso e del jazz che ritma i suoi imprevedibili pensieri.

10 commenti

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10 risposte a “DOPPIO MARLOWE di Frank Spada

  1. Joe Perfiumi.

    Un Doppio Marlowe e un doppio bourbon.
    Facile bere il libro.
    Più arduo leggere il bourbon.
    Per via del ghiaccio.
    Un pò torbido,un pò nordico.
    Il ghiaccio insubrico?
    Si chiama ‘jazz’.
    Ma è vero che il Ministero dei Sax si trasferirà a Pontida?
    Misteri dei Ministeri.
    Intanto Neffie è morto.
    E io ci provo.
    Con una sbornia degna della California.

    Joe Perfiumi.

  2. Pseudonimo

    Tutto sta a capire se un’appendice sorreggerà un ministro che ama il verde in quanto lo ritiene un prato (per lui già arato e coltivato) a lato di un bacile con treppiede accalorato, circondato, forse sotto assedio.
    Arriveranno i nostri? Mah! Wayne si è sbronzato con la divisa addosso e Hawks intrattiene Ford per prender tempo.

  3. Joe Perfiumi.

    Quel gran nomade di Dennis.
    Lo cercavo in Provenza e lui era già in Alaska, lama di vento dalla ginestra ai
    ghiacci.
    Dalla California al Giappone ci impiegava giusto il tempo di bruciare un ceppo nel camino.
    E io a chiedere all’omino dagli occhi a mandorla “Hai visto Dennis?”.
    “E’ già tornato in California,Signore”.
    Signore un bel paio di stivali rotti.
    Dennis lo zingaro.
    Arrivo al monastero buddista.
    “C’è Stock?”,chiedo al monaco del portone.
    “C’era Stock”,risponde lui, inchinandosi fino allo sfinimento delle pieghe del mantello.
    Disordine e rabbia.
    Mentre lui si piccava di essere un perfido indagatore ,alla continua ricerca di ordine.
    Con Dennis piallavi alla grande : suole e pazienza.
    Arrivo in Umbria e lo perdo di un pelo.
    Tra i paesaggi del santo poverello gli è scoppiata una folgorazione.
    Lui e Fratello Sole.
    Intanto al vecchio Joe resta lo zaino delle imprecazioni.
    Quasi implorando Sorella Morte.
    Alla Magnum , Jack Raccattaossi me lo offre a un decimo nel New Mexico.
    Corro come un dannato con i mastini della fretta alle chiappe.
    Rallento.
    Arrivo.
    C’è sempre una faccia sbadigliante nel New Mexico.
    “Mica hai visto Dennis?”.
    “Visto l’ho visto.E’ partito un minuto fa per il Colorado”.
    Porcaccia la filosofia del nomade.
    Voglio riposarmi.
    Mi fermo per un anno sotto il pergolato di Sweny Bussola.
    Sul tavolo una brocca di acqua e menta.
    Troppa menta.
    Poi vedo , al muro sbilenco del rifugio degli attrezzi , una cosa di Jazz Street.
    Resto senza fiato.
    E’ il muscolo incantatore di Dennis a torcermi il collo.
    Sweny mi strizza l’occhio.
    “L’hai visto?”
    “Di passaggio.Era il tempo del foraggio”.
    “Che ti ha detto?”.
    “Cose sue.Strane ma belle”.
    “Cose come?”.
    “Beh,mi è rimasta impressa una frase”.
    “Se non me la dici , spacco la brocca”.
    “Per riuscire a essere un fotografo, devi continuare a muoverti”.
    Rimango immobile.
    Non voglio diventare un fotografo come quel matto di Dennis.
    Ricucite le toppe della fatica,riparto.
    E cammino lento sulla strada.
    L’asfalto è quasi un biliardo.
    Per camminarci giusto, devi solo dare un pò di effetto destro alla scarpa di sinistra.
    La strada.
    Il terreno di Flipper Stock.
    Prima o poi lo becco, sotto il suo berrettino del cavolo.
    Alla fine ,ma proprio alla fine, sento una voce.
    “Ehi,Joe”.
    E’ proprio lui.
    In carne e ossa,con i baffetti bianchi in piena forma.
    Dennis Stock mi guarda e sorride.
    “Ti fumano le scarpe”,osserva divertito.
    “Già”.
    Una risposta debole.
    “Mi piace trovarti sulla strada”,dice lui, facendosi serio.
    Ricordo ancora perfettamente il posto e l’anno.
    Usa.California.1968.
    Lungo la costa di San Diego.
    “Ehi,Dennis,lo presteresti questo scorcio a Frank?”, gli chiedo timoroso.
    “Frank chi?”
    “Frank Spada”.
    “Quello del Doppio Marlowe?”
    “Già.Quello del Doppio Marlowe”.
    Camminiamo per qualche miglio assieme.
    In silenzio.
    Poi lui sparisce.
    Forse dentro una scassatissimo camion che passa sbuffando.
    Ritrovarlo all’Inferno significherà doverlo cercare in Paradiso.

    Joe Perfiumi.

  4. Pseudonimo

    Qui si rischia grosso. Meglio tenersi a lato. Non gli sbianchetto un testo e insisto con il tasto. Tutt’altra cosa il resto. Esco e scatto.

  5. Cannella approda a Camaiore. Milano Nera: so già come si muovono le cose.

  6. leila mascano

    Doppio Marlowe- Liscio e senza ghiaccio. Robin edizioni, 2011.

    Cominciamo dalla copertina, una fotografia in bianco e nero di Dennis Stock di S. Diego, 1968. Dennis Stock è un grande fotografo, uno che ha lavorato per la rivista Life, che ha fatto una delle foto più famose di James Dean, ritraendolo mentre cammina sotto la pioggia, ed è una foto struggente, perché c’è già tutta la storia di Dean dentro, gioventù e solitudine in quel suo andare impavido controcorrente, come nella passeggiata sotto l’acquazzone.
    Se la foto scelta da Frank fosse un dipinto, potrebbe essere di Dennis Hopper, iperrealista ed emblematica con quella strada che sembra finire nell’oceano, e che invece svolta bruscamente contro ogni logica in una curva da lasciarsi davvero tutto alle spalle, una svolta definitiva in quello che s’immagina sia un tramonto.
    Ma Dennis Stock è anche il fotografo che ha ritratto i protagonisti del jazz dell’epoca, raccogliendone i ritratti in un libro, che si chiama Jazz street. Vedete dunque come tutto sia straordinariamente accurato in questo libro, come del resto negli altri due.
    Credo che non si possa fare un torto maggiore all’autore che chiuderlo nei confini di una storia hard boiled, o noir se preferite, giacché uno scrittore è uno scrittore, se lo è, al di là dei generi, per quanto la storia, l’impalcatura intendo, possa essere godibile e il personaggio entrato ormai nell’immaginario dei suoi lettori. Un Marlowe impercettibilmente più duro, che in qualche modo “gioca” sempre, ma dietro si sente il cambiamento, ed è come se fossero passati molti più anni ed esperienze di quanto il tempo non ci dica, e che ci rivelasse molto più di sé e della sua doppia ombra, il compare, cioè, ma anche l’autore. Ce lo rivela a suo modo, nella scrittura di Frank Spada che qui ha davvero trovato la sua misura, una scrittura che osa sapendo di poterlo fare, così densa di richiami, di riferimenti e che piuttosto che una scrittura criptica, destinata a lettori colti e preparati a coglierne tutte le sfaccettature, è in qualche modo aperta a quello che il lettore ci troverà, seguendo una traccia che non è mai banale e che coinvolge chi legge perché non sia spettatore degli eventi, ma direttamente chiamato in causa non solo nell’avventura di Marlowe, ma in un’avventura intellettuale che spazia ben oltre i confini della “storia”. Che continuerà, speriamo, lungo le strade di quella California che sembrano sempre precipitare in mare, salvo che all’ultimo istante, come dovrebbe accadere anche nella realtà e qualche volta veramente accade. Leila Mascano.

    • Ciao Leila.
      Grazie per il tuo contributo, interessante e ben sviluppato.
      Se ne hai altri, a tinte più o meno noir, manda pure senza problemi usando il form “contatti”.
      A presto.

  7. Leila Mascano

    Vorrei commentare un brano a pag. 98 di Doppio Marlowe, di Frank Spada, che mi è piaciuto particolarmente. Credo che sia il pezzo che mi ha maggiormente colpito in tutto il libro, e quello che non so perché mi ha ha fatto venire in mente Il terzo uomo, forse per l’atmosfera tenebrosa in cui si svolge l’inseguimento finale nelle fogne di Vienna, e che ha tutte le connotazioni di un incubo che anch’io conosco bene.Il capitolo è scritto magistralmente, e conferma che la storia noir è solo un pretesto.
    Questo è il brano di uno scrittore, uno scrittore che ha tutte le carte in regola per esserlo; una prova difficile perché se come dice Borges “é difficile descrivere un mal di denti” non è da tutti descrivere l’angoscia con un meccanismo così perfetto da far pensare alla complessità di un orologio, e non nomino a caso uno strumento che scandisce il tempo, quel tempo che ci perseguita non meno dell’ignoto inseguitore alle spalle, un tempo che si estende lungo un cunicolo buio “tra due pareti di silenzio, due superfici parallele, due specchi contrapposti”, eppure il luogo non c‘è, è “uno spazio che si comprime”, infinito e claustrofobico insieme, e la fuga disperata che diventa inseguimento obbligato lungo “una retta definita solo da un’intenzione senza posa, nel susseguirsi di infiniti fotogrammi persi negli spazi laterali”. Il protagonista del sogno-incubo fuggedunque, ma nello stesso tempo è obbligato a inseguire qualcosa o qualcuno che resta ugualmente confuso, così come oscura e terribile è la minaccia alle sue spalle: ma alla volontà di fuga, al mulinare velocissimo dei piedi non corrisponde una traccia reale d’essersi mai mosso, benché il piano che calca diminuisca in profondità e la distanza che separa l’inseguitore da lui si accorci a ritmo impressionante, e la sua corsa precipiti in un vortice: “Avverto il senso di un dolore, appuntito, che mi preme sulla nuca, che s’incunea dentro un globo con l’orribile rumore della dimensione del silenzio, poi lo squarcia; trapassandolo come un meteorite che continua la sua corsa nel cosmo senza fine.” Penso che basti leggere questa frase che conclude il brano per capire la qualità di scrittura di Frank Spada, che è altissima, concreta e surreale insieme, e che raggiunge talvolta i vertici della poesia.Accade qualche volta che il tempo degli orologi, che avanza idealmente in linea retta, non sia più il nostro, che viceversa come un metronomo registra un tempo circoscritto, per così dire “fermo”, scandendone solo il ritmo, e la nostra vita, che muovendosi in sincronia col tempo s’illudeva di dominarlo e di possederlo, si accorga viceversa che esso avanza con la forza dell’ineluttabilità, asincrono e veloce rispetto al tempo “immobile” del nostro metronomo interno. Questo fenomeno non è per forza legato all’età biologica quanto piuttosto alla difficoltà di adeguarsi ad una realtà esterna che indubbiamente è minacciosa. Il destino dell’uomo è una scintilla tra due spazi bui, e la grandezza e l’orrore della condizione umana è che siamo i soli a saperlo. Credo che poiché questa sia la mia idea, trovo che non si potesse dare ad essa una rappresentazione simbolica più affascinante di questa.

  8. Frank Spada

    Acquistate un Welsbro quadro, e non ricaricatelo: bloccherete il tempo e vi metterete in salvo.
    Però, questa Mascano, non sarà che stando ferma corre come il rapido… povero Stan Smorsky, bastava che quel giorno se ne scolasse un altro.

  9. INVITO: http://www.robinedizioni.it/newsletter
    iscrivetevi alla news letter e partecipate al concorso VinciRobin!

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