CHIAMAMI BUIO di Massimo Rainer

Per scrivere quello che scrive Massimo Rainer, ebbene sì, bisogna saper scrivere. Sembra un’ovvietà, ma non lo è: «Chiamami Buio» è un romanzo impegnativo per tutti, per il lettore tanto quanto per l’autore.

Un po’ di coraggio non basta, serve molto di più.

Non è sufficiente saper mettere in fila le parole, non basta avere qualcosa da dire e il tempo per farlo. L’ultimo lavoro dell’avvocato milanese (che ha scelto di firmarsi con uno pseudonimo, per ovvie ragioni), è riservata a chi ha fegato da vendere e ama le vicende a tinte forti. Il linguaggio va oltre la crudezza e l’ironia che lega a doppio filo la storia, i personaggi e i dialoghi, questo va detto, non sempre riesce a stemperare la tensione. Anche perché, in fondo, se lo facesse non sarebbe giusto.

Il finale che rassicura, poi, non esiste. Siete avvisati. Non vi è neppure traccia di quella giustizia che ci piace veder trionfare. C’è il male più vero in «Chiamami Buio», la malvagità che spaventa per quanto è semplice e vicina a noi tutti. Infine, come detto, la capacità narrativa non latita mai, neppure per mezza pagina.

Gli ingredienti che fanno di un libro un bel romanzo «nero», insomma, ci sono tutti. Intreccio compreso. E con i tempi che corrono, mi potete credere, non è cosa da poco.

“Chiamami Buio”
Massimo Rainer
Todaro, pagg.216, euro 15,50

1 Commento

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Una risposta a “CHIAMAMI BUIO di Massimo Rainer

  1. Joe Perfiumi.

    L’ho chiamato.
    Tergiversava.
    Si è fatta notte.

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